giovedì 20 febbraio 2014

“Destinazione Italia”. Sarà più facile cablare i condomini? Scopri la novità che potrebbe agevolare l'ingresso del “digitale” nei nostri appartamenti.

“Destinazione Italia”. Sarà più facile cablare i condomini? Scopri la novità che potrebbe agevolare l'ingresso del “digitale” nei nostri appartamenti.

20/02/2014
di Ivan Meo


Il veto dei condòmini. Le nuove tecnologie per la trasmissione dei dati, attraverso i collegamenti in fibra ottica, offrono grandi vantaggi per le nostre abitazioni. Il costante aumento delle installazioni di queste nuove tecnologie, negli edifici condominiali, hanno alimentato alcune questioni sotto il profilo dei rapporti tra condominio e gestori. L'installazione delle in fibra ottica all'interno delle parti comuni degli edifici condominiali, è stata sempre osteggiata dai condomini. Tale problema ha origini molto lontane: con l'avvio delle liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni, il monopolio è venuto meno per cui altre aziende di telecomunicazioni avendo ricevuto una licenzia individuale, avevano tutti gli interessi ad installare nuove infrastrutture cercando di utilizzare gli spazi comuni condominiali. Ovviamente le aziende si trovavano di fronte ad una serie di limiti insormontabili:

- rispetto dell'ambiente e la qualità estetica dei luoghi;

- fili, cavi e ogni altra installazione non devono essere collocati in modo tale da non impedire il libero uso del bene non alterando o modificando la sua originaria destinazione;

- il gestore di servizi di telecomunicazioni non aveva alcun diritto di accedere alle proprietà private e di iniziarvi delle opere senza che sia stata dichiarata l'indifferibilità e urgenza delle stesse;

- non si poteva procedere direttamente, senza un preventivo accordo, al passaggio di fili e cavi o l'appoggio di impianti.

 

Per raggiungere un compromesso e contemperare le diverse esigenze, il Legislatore ha pensato di introdurre una serie di norme al fine di semplificare l'attività di cablaggio.

I precedenti legislativi. Il legislatore aveva emanato la legge 133 del 6 agosto 2008 e la legge 18 giugno 2009, n. 69. Quest'ultima conteneva una normativa specifica riguardante programmi di interventi infrastrutturali nelle aree sottoutilizzate necessari per facilitare l'adeguamento delle reti di comunicazione elettronica pubbliche e private all'evoluzione tecnologica e alla fornitura dei servizi avanzati di informazione e di comunicazione del Paese. Successivamente fu emanato “Decreto Crescita 2.0”. L'intento di questo intervento legislativo era quello di rilanciare l”azienda Italia” cercando di ridurre il divario digitale, mediante una serie di semplificazioni procedurali ed alleggerendo adempimenti ed autorizzazioni al fine di favorire la diffusione della banda ultralarga, connessioni wireless e nuove tecnologie di connessione è stato previsto uno specifico “pacchetto tlc” che ha come finalità principale lo sviluppo delle reti di telecomunicazioni in fibra ottica e la diminuzione del divario digitale del territorio nazionale. Al tal fine si decise anche di velocizzare i tempi delle operazioni di scavo per le infrastrutture a banda larga e ultralarga nell'intero territorio nazionale i tempi per il rilascio della autorizzazioni all'effettuazione degli scavi indicati nel progetto, nonché la concessione del suolo o sottosuolo pubblico necessario all'installazione delle infrastrutture vengono dimezzati: si passa da 90 a 45 giorni nei casi ordinari, da 30 a 15 giorni nel caso di lavori di scavo di lunghezza inferiore ai duecento metri. Mentre nel caso di apertura buche, chiusini per infilaggio cavi o tubi, posa di cavi o tubi aerei su infrastrutture esistente o allacciamento utenti il termine è ridotto a 10 giorni.

Le novità introdotte da “Destinazione Italia”. Il Senato, convertendo il decreto, ha introdotto una serie di novità anche nel settore digitale. Precisamente il legislatore dedica due commi (4bis e 4ter) aggiunti all'articolo 6 "Misure per favorire la digitalizzazione e la connettività delle piccole e medie imprese, ed in materia di frequenze per il servizio televisivo digitale terrestre, comunicazioni ed agenda digitale". Relativamente all'introduzione della banda larga all'interno degli edifici si mira a snellire la burocrazia degli scavi e i permessi. Infatti, per lo scavo, installazione dei ricoveri delle infrastrutture digitali necessarie per il collegamento degli edifici alle reti di telecomunicazioni sarà necessaria un'istanza unica ai sensi dell'articolo 88 del codice di cui al decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, e successive modificazioni". Il secondo comma apre la possibilità di interventi normativi più ampi, a favore degli operatori. Prevede infatti un futuro decreto del ministero dello Sviluppo economico, in concerto con il ministero Infrastrutture e Trasporti, "per ulteriori misure relative alla posa in opera delle infrastrutture a banda larga e ultralarga, anche modificative delle specifiche tecniche adottate" con il Regolamento Scavi. Questo, "al fine di favorire la diffusione della banda larga e ultralarga nel territorio nazionale anche attraverso l'utilizzo di tecniche innovative di scavo che non richiedono il ripristino del manto stradale".

Brevi riflessioni. La sburocratizzazione sicuramente velocizzerà gli interventi di cablaggio. Ma è opportuno chiedersi: sotto il profilo della tutela costituzionale del diritto di proprietà, quali saranno i poteri degli operatori e gli utilizzatori dei cablaggi nei confronti dell'altrui proprietà? Il continuo intercedere di nuove leggi potrebbe aumentare la contrapposizione tra il diritto della proprietà privata ed i sistemi di cablaggio invasivi delle parti comuni producendo un sacrificio dell'altrui diritto di proprietà?

Fonte: CondominioWeb.com

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