sabato 6 aprile 2013

Agenti immobiliari: andate a casa!


Agenti immobiliari: andate a casa!

venerdì 5 aprile 2013
L'editoriale di Guglielmo Pelliccioli



Letto così,a prima vista, sembra un invito al licenziamento collettivo della categoria degli agenti immobiliari. Quasi un invito perentorio a cambiare mestiere.
In realtà, e ci scusiamo con i lettori, è una di quelle affermazioni che la lingua italiana presenta spesso in cui si afferma un concetto che è in antitesi con quanto viene percepito. “Agenti immobiliari: andate a casa” finisce così per avere due valenze, due specie di vite parallele, due inviti diametralmente opposti. Detto del primo significato, quell’andate a casa è invece una sollecitazione a recarsi presso le case di cui prendono il mandato a sincerarsi personalmente delle condizioni in cui versano. Solo l’occhio esperto dell’agente sarà in grado di valutare le possibilità di vendita dell’appartamento e il prezzo più utile da chiedere. Ma non solo. Ormai chi vende casa deve porla sul mercato in ordine, pulita, con le certificazioni possibilmente di più alto standard, senza problematiche legali e in regola con le rate del mutuo o le spese condominiali. Quando le grandi società immobiliari comprano un immobile di grandi dimensioni fanno una ‘due diligence’: verificano cioè le condizioni tecniche, amministrative e legali del bene. Da questo esame giudicano la convenienza o meno a trattare l’immobile e lo sconto da chiedere al venditore in funzione delle carenze riscontrate.
Purtroppo tutto ciò non succede per le abitazioni residenziali. Né il venditore né il compratore si preoccupano di dare una corretta valutazione al bene in base alla sua funzionalità, efficienza, fruibilità. Al massimo si guarda l’età dell’immobile. Mi fanno ridere (o piangere) quei listini prezzi in cui si differenziano i prezzi delle case secondo tre categorie: nuove o recenti, usate, vecchie. Come se una casa nuova di 5 anni valesse più di una di 30 anni, così, per deduzione. Come se gli interventi di manutenzione non fossero in grado di valorizzare un vecchio immobile a scapito di uno meno recente ma in pessimo stato di conservazione. O, sempre per parlare di età di costruzione, un bel palazzo degli anni 30 non abbia una fascino maggiore di certe palazzine anni 50.
Quindi, agenti immobiliari: andate a casa! Visitate gli immobili di cui ricevete il mandato. Discutete con i proprietari e invitateli a non vendere la casa nello stato (pessimo) in cui si trova ma a metterla sul mercato solo dopo che sarà resa presentabile: così facendo le spese sostenute saranno abbondantemente recuperate dalla rivalutazione del bene che verrà monetizzato all’atto delle cessione. Tutto questo processo può avvenire solo se l’agente entra in quella casa, ne valuta la struttura, ne respira l’aria, ne coglie l’atmosfera. E dopo questa visita suggerisce al proprietario gli interventi da approntare per aumentarne il valore e, di conseguenza, il prezzo. Viceversa, di fronte ad un diniego dello stesso, l’agente dovrà con estrema professionalità rappresentare quale sarà il prezzo adeguato, ‘di mercato’ di quell’immobile. Probabilmente deludendo le aspettative del proprietario. Ma il dovere dell’intermediario è essere realista e creare le condizioni perché la compravendita possa avvenire e, quindi, il suo lavoro essere remunerato. Assecondare il proprietario nel proporre l’appartamento ad un prezzo chiaramente fuori standard significa, per il professionista, svolgere male la sua funzione di consulente e, soprattutto, perdere del tempo senza incassare nulla. Il rischio diventerebbe allora che la nostra frase iniziale, “Agenti immobiliari: andate a casa”, assuma il significato che non volevamo dargli.
Fonte : Quotidianocasa.it
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